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Tracce di scrittura per prof a corto di idee!

La tecnica dello straniamento 23/01/2011

In narratologia, lo straniamento è una tecnica narrativa grazie alla quale vengono presentati elementi reali o di esperienza comune in un’ottica non scontata, imprevedibile, sorprendente, che ne rivela aspetti inattesi. Un tipico esempio di testo in cui è utilizzata la tecnica dello straniamento è il racconto “Sentinella” di Frederic Brown, di solito riportato in tutte le antologie.

Oltre al testo citato sopra, con i ragazzi ci possiamo divertire a leggere altri brani che utilizzano la stessa tecnica. Vediamo qualche esempio.

Nel surreale romanzo di Eduardo Mendoza “Nessuna notiza di Gurb”, troviamo una gustosissima descrizione degli esseri umani realizzata da un alieno che per la prima volta entra in contatto con la civiltà terrestre:

Gli esseri umani sono cose di dimensioni variabili. I più piccoli lo sono talmente che se altri esseri umani più grandi non li portassero dentro un piccolo veicolo, non tarderebbero a essere calpestati. I più alti raramente superano i 200 centimetri di lunghezza. Un dato sorprendente è che quando giacciono distesi misurano sempre stranamente lo stesso. Alcuni hanno baffi, altri barba e baffi. Quasi tutti hanno due occhi, che possono essere situati nella parte anteriore o posteriore della testa, secondo da che parte li si guarda. Deambulando si spostano da dietro in avanti, per la qual cosa devono controbilancare il movimento delle gambe con un vigoroso sbracciamento. I più frettolosi rinforzano lo sbracciamento mediante borse di pelle o di plastica o valigette denominate Samsonite, fatte di materiale proveniente da un altro pianeta. Il sistema di spostamento delle autombili (quattro ruote accoppiate piene d’aria fetida) è più razionale, e permette di raggiungere velocità superiori. Non devo volare né spostarmi a testa in giù se non voglio esser preso per un eccentrico. Nota bene: mantenere sempre in contatto col terreno un piede – uno qualsiasi dei due – o l’organo esteriore denominato culo.

Qui lo straniamento è evidente: l’alieno descrive, in una maniera a suo parere oggettivo, gli esseri umani, ma il suo sguardo coglie particolari di cui l’extraterrestre ignora il significato; il nostro mondo diventa dunque strano, buffo.

Un altro libro molto interessante è “Papalagi“, una raccolta di saggi scritti da Erich Scheurmann in cui l’autore finge di essere un saggio capo polinesiano, Tuiavii di Tiavea, di ritorno da un viaggio nella terra dei Papalagi, ovvero degli uomini bianchi. Eccone un brano che descrive l’uso delle scarpe:

I piedi infine vengono avvolti in una pelle morbida e in una molto rigida. Quella morbida è per lo più elastica e si adatta facilmente al piede, al contrario di quella rigida. Anche questa è fatta con la pelle di un robustissimo animale, la quale viene lasciata a bagno nell’acqua, poi raschiata con un coltello, battuta e stesa al suolo fino a che si è completamente indurita. Con questa il Papalagi si costruisce poi una sorta di canoa dal bordo molto alto, grande giusto quanto basta per farvi entrare il piede. Queste barche da piedi vengono poi legate e allacciate con cordoni e ganci intorno alla caviglia, così che il piede resta chiuso in un rigido guscio, come il corpo di una lumaca di mare. Queste pelli da piedi il Papalagi se le porta addosso dal levar del sole fino al tramonto, con esse fa i suoi viaggi, danza e le porta anche quando fa caldo come dopo la pioggia tropicale.

Poiché tutto ciò è assai innaturale, come il bianco del resto ben comprende, e rende i piedi come morti, tanto che cominciano a puzzare, e poiché in effetti la maggiore parte dei piedi europei non sanno più afferrare una cosa o arrampicarsi su una palma, per tali ragioni il Papalagi cerca di nascondere la sua follia ricoprendo la pelle di questo animale, che al naturale sarebbe rossastra, con molto sudiciume, che poi rende lucido a furia di strofinare, così che gli occhi non possono sopportarne il luccichio e si volgono altrove.

Degli oggetti (le scarpe!) che dovrebbero essere normali e scontati, sembrano invece strani e perfino assurdi. Da qui il senso di straniamento.

Esercizi:

  1. Descrivi una famiglia dal punto di vista del loro cane.
  2. Sei un alieno inviato sulla Terra a spiare gli esseri umani. Cerca di spiegare ai tuoi amici alieni il gioco del calcio.
  3. Grazie alla macchina del tempo sei trasportato nel Medioevo. Spiega ai tuoi nuovi concittadini cosa è la televisione.
 

Vincoli! 17/01/2011

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Nel suo libro “L’ora di italiano”, Luca Serianni affronta più volte la spinosa questione della composizione scritta a scuola, sostenendo, secondo me, alcune verità sacrosante. Ad esempio nel capitolo 5, intitolato “Scrivere, esprimersi, argomentare”, Serianni afferma che “il componimento è una realtà sottoposta a precisi vincoli testuali e pragmatici, quale che sia la traccia proposta; non è una specie di Hyde Park Corner e nemmeno una pagina di diario promossa a prova scolastica. Senza rinunciare al racconto fantastico, che è un genere narrativo di piena diginità espressiva, sono preferibili – rispetto alle consegne che danno libero sfogo all’effusività incontrollata – quelle vincolate a precisi requisiti formali e narrativi.”

Niente di più giusto. L’alunno lasciato completamente libero di fronte al foglio bianco solitamente farà un pasticcio e si sentirà mortificato: invece qualche sano vincolo lo aiuterà a riprendersi dallo smarrimento da pagina bianca.

Serianni inoltre riporta un esempio di traccia vincolata, proveniente da un liceo scientifico piemontese (primo anno):

Scrivi un testo a carattere narrativo (due mezze facciate protocollo) attenendoti ai seguenti vincoli:

  1. questo sarà l’inizio: “Il boato fu tremendo”;
  2. questa sarà la conclusione: “Su ogni cosa calò un silenzio irreale”;
  3. il narratore sarà esterno al racconto;
  4. nel testo, oltre a quelli di cui avrai bisogno, dovrai obbligatoriamente utilizzare i seguenti connettivi: sebbene, pertanto, infatti, poiché, per + infinito (potrai utilizzare i connettivi nell’ordine che vuoi e dovrai evidenzirli).